domenica 13 gennaio 2019

PROVERBI E INDOVINELLI MALIZIOSI SALENTINI

INDOVINELLI

Sputai, lleccai,                                           Sputai, leccai,
a nculu nci lu feccai.                                  nel culo glielo infilai.      

Cchiù bbete lengu e ressu                          Più è lungo e grosso
e cchiù nci piace lla patruna.                     e più piace alla padrona.

Cu tre ssordi ccatti                                     Con tre soldi compri
casa, carne e corne.                                   casa, carne e corna.

Tegnu nna cosa longa nnu parmu             Ho una cosa lunga un palmo
ca nnanzi nna fimmena                             che vicino ad una donna
nci ene lu bballu.                                       gli viene il ballo

Ota utandu,                                                Gira girando,
chiava chiavandu,                                      chiava chiavando,
face ddhra cosa                                         fa quella cosa                               
e poi se rreposa                                         e poi si riposa

RISOLUZIONI

1) Lu cuttone  e l' acu                                  Il refe e l' ago
2) Lu menaturu                                            Il chiavistello
3) Le cozze piccinne                                     Le lumache
4) Lu fusu                                                     Il fuso
5) La chiai                                                    La chiave 

domenica 6 gennaio 2019

AMO LA POESIA


Se il mio mestier non è l’ economia,
è il risparmio una gran iattura,
ed amo osservare la natura
perciò decido. Scelgo la poesia!

Cantar il mondo non è una follia
il canto d’ un uccello m’ innamora,
la musica il cuore m’ accalora;
io del creato apprezzo l’ armonia.

Il mare, che d’ inverno m’ appassiona,
e l’ ulular del vento che l’ increspa,
e rende l’ onde alte e spumose.

Amo la primavera, e le rose,
lo zefiro ed un ronzar di vespa,
e, d’ usignol la musica che suona.

sabato 5 gennaio 2019

L' EROTISMO NELL' ARTE E NELLA POESIA




Nella mitologia greca, Giove è descritto come  un dio che si invaghisce di tutte le donne che incontra e cerca di possederle, anche sotto mentite spoglie.
La storia di Leda e il cigno, narrataci da Ovidio nelle  Metamorfosi avvalora questo mito, infatti il cigno altri non è che Giove che, sedotto Leda, le fa generare Polluce e Clitennestra ed Elena e Castore         

Come promesso in precedenza, pubblico qui di seguito la raccolta completa dei dubbi amorosi di Pietro Aretino con le relative risoluzioni, rinviandovi a breve con i suoi sonetti lussuriosi
                       DUBBI AMOROSI DELL' ARETINO PIETRO


Prefazione
      Manifico utriusque ser Agnello,
      voi, qui scribere scitis quare, quiae
      spesse volte fate col cervello
      di Bartolo e di Baldo notomia
      e le leggi passate col crivello
      nella vostra bizzarra fantasia,
      questi dubbi, di grazia, mi chiarite,
      ch'oggi in bordello han mosso una gran lite.

      Dubbio I
      Porzia fedel s'avea fatto chiavare
      molt'anni col consenso del marito,
      ma perché non potè mai figli fare,
      ell'era da ciascun mostrata a dito:
      un astuto villan fece chiamare
      e fe' di figli un numero infinito;
      or il marito l'ha per vituperio,
      utrum possa accusarla d'adulterio?
      Risoluzione I
      La legge adulter singulare, testo,
      dice ad legem Juliam de adulterio:
      quando il marito non accusi presto
      la moglie, che gli fa tal vituperio
      e sa ch'ella molt'anni in disonesto
      modo si dà con altri refrigerio,
      più non la può de crimine accusare
      e a tutta briglia si può far chiavare.
      Dubbio II
      Aveva la Martuzza un giorno tolta
      la medicina e non potea cacare;
      ond'ella avea dolor e pena molta
      e quasi tutta si sentia crepare.
      Talché temendo di restar sepolta,
      un grosso cazzo in cul si fe' cacciare:
      guarì, ma nel guarir gustò sapore.
      E' tenuta di dirlo al confessore?
      Risoluzione II
      Tutti i canoni voglion ch'il peccato
      se non è volontario non si stima,
      e che l'uomo non può dirsi dannato
      se non vende a Satan se stesso prima;
      unde, quicumque sit, non è obbligato:
      decima quinta, quaestione prima,
      concludo ch'è peccato veniale
      e dirlo al prete poco o nulla vale.
      Dubbio III
      Avea la Panta, da bisogno astretta,
      concessa la sua potta a un giovin saggio,
      il qual trovò la via non molto stretta.
      Né potè asciutto andar per il viaggio.
      Ei mutò strada e andò per la più netta
      e dell'altrui domin prese l'omaggio.
      Ha l'altrui possession egli turbata
      e questa via dev'essergli vietata?
      Risoluzione III
      La costumanza della terra mia,
      scritta de servitude et in latino,
      vuol a chi del passar non ha la via
      sia costretto di dargliela il vicino;
      e così ancora se distrutta sia
      per strano caso o per voler divino.
      Itaque dico che non fece male,
      perché la via dee aver più vicinale.
      Dubbio IV
      La Doralice a un medico promese
      dargli una chiavatura a tutto pasto
      se guarito le avesse il mal francese,
      che il fegato e 'l polmon le aveva guasto.
      Quel fe' tutta la cura a proprie spese,
      ma alfin lei si morì fra quel contrasto.
      Tenetur ne la figlia, come erede,
      dargli la chiavatura ch'egli chiede?
      Risoluzione IV
      Messer Matteo deciso ha questo punto
      e vuol che tai promesse non sien vane,
      quand'egli a centotrentatré fu giunto
      delle sue decisioni sovrumane;
      ove vuol che promissio del defunto
      obblighi quell'erede che rimane;
      unde tenetur filia, ut volunt jura,
      di dargli la promessa chiavatura.
      Dubbio V
      Un moro avea bisogno d'un ducato
      e ad interesse lo volea pigliare;
      ad Isabella Padoana andato,
      che a questo modo ne solea prestare,
      l'ebbe con patto scritto che cacciato
      le avesse in cul, fin che l'avea a pagare,
      un cazzo, ch'egli avea fuor di misura.
      Questa convenzion può dirsi usura ?
      Risoluzione V
      Chi dell'impresto sol riceve prego
      l'usura è ben dover perché si parta:
      ma in questo caso che sia usura nego,
      perché con l'infedel si fa la carta.
      In capitolo ab illo questo allego,
      decima quinta, quaestione quarta,
      ov'è che il Papa usura far concede
      con quelli che non son di nostra fede.
      Dubbio VI
      Un prete, ch'alla punta del suo cazzo
      aveva un panarizzo da crepare,
      gli fu insegnato da un cotal ch'a guazzo
      del caldo d'una potta el fesse entrare;
      egli a Giulia gentil non per sollazzo
      lo mise in potta, ed era sua comare,
      sol per non più sentir nel cazzo affanni.
      Or qui fece egli ingiuria a san Giovanni?
      Risoluzione VI
      S'al capitolo quinto voi notate,
      decimo quinta, quaestione sesta,
      vedrete alfin che Dio la volontate
      e ch'il pensier via più riguarda questa
      vita, che l'atto di necessitate
      e semplicezza far gli uomini desta;
      sicché scusar si può quel prete tale,
      che di due mali fece il manco male.
      Dubbio VII
      Due drudi d'Isabella Milanese
      per fuggir le question fero contratto:
      l'uno la potta e l'altro il cul si prese;
      e così fu tra lor più giorni fatto.
      Una notte ch'avea costei il marchese
      l'uno chiavolla in cul fuori del patto,
      l'altro potria accusarlo di ragione
      per l'usurpata sua giurisdizione?
      Risoluzione VII
      Già Bartolo nel titolo in che modo
      la servitù si perdono, nel fine
      della legge si locus, dà nel chiodo
      e vuol che, se le strade son vicine,
      sia lecito passare in loco sodo,
      purché sia parte congrua e di confine;
      talché non gli è tenuto, anzi fu saggio
      quel che nel tondo traversò il viaggio.
      Dubbio VIII
      A potta ritta volse, o caso duro,
      Lavinia bella un ortolan chiavare,
      e per essersi acconcia in loco oscuro,
      spinse quand'ella il pié venne a scansare,
      e per trovarsi colla testa al muro
      ruppesi il collo e venne in terra a dare.
      Utrum se si ha a punir un tal eccidio
      et sit hic puniendus de homicidio?
      Risoluzione VIII
      Nella legge si ex plagis si tiene,
      paragrafo cum scilla, nei digesti,
      e nella legge Acquilia a carte piene
      si fanno simil casi manifesti,
      e se per caso e non per colpa avviene
      di vita privo alcun per altri resti,
      senz'aver dubbio alcun si dee concedere
      che non si possi in tal caso procedere.
      Dubbio IX
      Un Marchigiano perfido, che avea
      giurato di non mai chiavar più donna,
      vide Antonia Fornara, che tenea
      più viso di calzar braghe che gonna,
      e la chiavò, com'egli far solea,
      con la testa appoggiata a una colonna.
      Vorrei saper, sarà costui sicuro
      non esser accusato di spergiuro?
      Risoluzione IX
      Nelle ventidue cause chiaramente,
      alla question succeda il caso oscuro.
      Al capo terzo Dixi, fuor si sente
      e il canone lo mostra chiaro e puro,
      ove chi creda far diversamente
      esser non dee punito di spergiuro,
      perché parveli maschio e non commesse
      spergiuro alcun, sebben colei fottesse.
      Dubbio X
      Un gentiluomo, sol per far dispetto
      a Giulia Rossa, a sé chiamò un villano,
      e d'un mantel vestillo e d'un farsetto
      e di danari assai gli empì la mano
      perché Giulia chiavasse; ei con affetto
      l'opera fe' ben, ma avendo un cazzo strano,
      di dolcezza e dolor la fe' morire.
      Utrum se ciò si può assassinio dire?
      Risoluzione X
      Alla legge Cornelia de' sicari
      nel codice così il testo ragiona:
      che quelli non sien detti micidiari
      ch'ammazzan con il cazzo una persona
      per casi fortuiti e straordinari.
      Onde quei che col cazzo morte dona
      non commette omicidio ed il meschino
      in conseguenza non è un assassino.
      Dubbio XI
      Un ch'evea poco cazzo e manco lena
      piglia Lucrezia Meltiola per moglie.
      Ella di non far figli sente pena,
      dacché la corte eredita sue spoglie;
      da un giovinetto di gagliarda schiena
      si fe' chiavar conforme alle sue voglie
      e fanne un figlio di morire a risco.
      Utrum se qui v'abbia razione il fisco?
      Risoluzione XI
      Non avrà nulla il fisco in questo affare
      per la legge si miles del defunto,
      digesto de adulteriis ubi dare,
      sottilmente si tratta questo punto:
      qual vuol che se la moglie cavalcare
      dal marito e da più si fa in un punto,
      quel che ne nasce si presume in pria
      del marito figliuol che d'altri sia.
      Dubbio XII
      Un cocchiero Lombardo aveva in casa
      una cognata detta Dorotea;
      del cocchiero una notte il cazzo annasa
      e finge che la madre le dolea;
      quei forse che l'avea già persuasa
      a questo, il cazzo ritto le porgea
      dicendo: or prendi su, cognata, questo.
      Lo prese. Or cerco se commesse incesto?
      Risoluzione XII
      A ventitré propria questione ottava,
      nel capitolo accedit già fu detto
      che in delictis s'attende se sia prava
      l'intenzione o sia per buon rispetto;
      onde costui, che la cognata chiava
      sol per guarirla e non per altro effetto,
      se miri al fin la causa come deve
      non farà incesto, ma peccato lieve.
      Dubbio XIII
      Era gravida monna Berniciglia
      e vide un cazzo dalla sua finestra
      colla testa sì grossa, che somiglia
      ad un grosso bolzon d'una balestra;
      lei, che voglia n'avea, lo prese a briglia
      tutta gioiosa colla sua man destra
      e se lo pose in bocca con gran furia.
      Peccò costei di gola o di lussuria?
      Risoluzione XIII
      Né in l'un né in l'altro avea costei peccato
      giudico, se con Bartol non m'inganno,
      nel titol delle somme dello stato
      imperiale, ove non può né affanno
      né pena aver chi ha il ventre ingravidato,
      acciò che il parto non ne senta danno.
      Similmente a costei non dee vietarsi
      cosa che al ventre venga utile a farsi.
      Dubbio XIV
      Per far Messer Pataffio al figlio onore,
      gli diè Porzia Procelfa sua vicina
      per moglie, il qual non ebbe mai vigore
      di porre proprium gladium in vagina;
      onde per non restarne in disonore
      da sé il buon vecchio ruppe la puttina,
      poi mostrò la camiscia alli parenti.
      Utrum può dirsi stupro dalle genti?
      Risoluzione XIV
      Una persona sola in unione
      il padre e 'l figlio son considerati
      e ne' Digesti ubi de Legatione,
      lege sciendum, tertia de' legati,
      che l'un per l'altro oprar possan s'espone,
      s'alcuna cosa far sono obbligati;
      onde stupro non fu se le aprì l'alvo
      per render l'onor del figlio salvo.
      Dubbio XV
      Stava Zanetta musica cantando
      alla finestra ad aspettar guadagno;
      ecco ch'un pescator viene remando,
      che aveva un cazzo spaventoso e rnagno,
      scagliossi in groppa contra punteggiando:
      ambo gustaro dal capo al calcagno,
      poi nulla dielle, andò a far il suo offizio.
      Puol agir lei de praestito servizio?
      Risoluzione XV
      Nil est, s'ella ha servito con la potta
      e lui col cazzo oprando ha soddisfatto,
      e se restò con lui stando di sotta
      tutta malconcia egli di sopra ha fatto;
      unde lex naturalis sancta e dotta
      innominato chiama un tal contratto,
      ibi prescriptis verbis nei digesti,
      paragrafo, s'io feci, tu facesti
      Dubbio XVI
      Il marito di Giulia del Cancello
      avea bisogno di certi quattrini.
      La moglie vende un certo locarello
      che avea per dieci scudi a due facchini.
      Confina il loco con ser Antonello,
      quel mastro che conficca i malandrini;
      e de congruo dimanda egli ogni cosa.
      Avea ragion per qualche testo o glosa?
      Risoluzione XVI
      Messer sì che può tutto dimandare,
      se per l'anno non ha fatto tardanza,
      perché la moglie, in questo caso, pare
      una statua, ch'adorna quella stanza.
      Et approbamus, così scrisse il Chiare
      de jure congruo, in nostra costumanza;
      talché se vuol ser Antonel, si scioglie,
      però apprezzi il contratto con la moglie.
      Dubbio XVII
      Fu già lasciata Prudenzia Ciambella
      dal marito per spazio di molt'anni;
      ma perché la pativa di renella
      e nel pisciar sentiva grandi affanni,
      più d'una volta fece star con ella
      un, ch'il rimedio aveva sotto i panni.
      Vuol la moglie il marito, ora ch'è giunto:
      utrum obstet praescriptio in questo punto?
      Risoluzione XVII
      S'è stato assente per anni quaranta,
      che più non l'abbia son d'opinione,
      ché così vuol la legge giusta e santa
      de quadraginta annorum praescriptione,
      nel modo che Matteo d'Afflitto canta
      nella decimaterza decisione.
      Onde costui se l'ha prescritto, quello
      vada a trovarne un'altra nel bordello.
      Dubbio XVIII
      Laura Vítisca, ladra a tutti nota,
      amò fuor di misura un bel studente.
      Costei fa a molti star la borsa vuota
      nel chiavarla, rubando destramente,
      e a quel perché la schiena ben le scuota
      dà tutto il tolto, ma secretamente.
      Or devesi chiamar quel ladro e tristo
      se quanto ebbe da lei fu mal acquisto?
      Risoluzione XVIII
      Nel paragrafo quia chiaro si vede
      de bonorum raptoribus statuta,
      che s'alcun fura quel ch'esser suo crede
      né ribaldo, né ladro si reputa;
      nella sesta question pur si concede
      senza dubbio verun, senza disputa,
      est juris mei; onde ne attende il frutto
      ed ha colui di buon acquisto il tutto.
      Dubbio XIX
      Un pedante, mezz'orbo, non vedea
      a legger la lezione agli scolari,
      e perché da diversi inteso avea
      ch'il cul rende la vista e gli occhi chiari,
      andò a trovare un dì madonna Astea
      e dielle un libro e due giuli in danari
      e 'n cul le pose il cazzo e 'n potta il dito.
      Utrum poss'io chiamarlo sodomito?
      Risoluzione XIX
      Nei decreti, alla prima distinzione
      di codesta materia ov'è la chiave,
      al titol detto de consecratione,
      nel capitolo sicut degno e grave,
      ove in tutto e per tutto si depone
      che la necessità legge non have;
      talché il pover pedante fu costretto
      per la vista passar per loco stretto.
      Dubbio XX
      Un bottegar la Claudia un dì avezza
      in cul chiavò, ma fu nel dì di Pasca,
      la qual quando nel fine per dolcezza
      lo vide indebolito, come accasca,
      perché non le avea usato gentilezza
      per il passato, gli rubbò la tasca
      con tutti li danar per soddisfarsi.
      Utrum costei di furto può accusarsi?
      Risoluzione XX
      De condictione in debito noi avremo
      nei digesti la legge si non sorte,
      nel paragrafo cento, al verbo nemo,
      che ritener senza favor di corte
      robba di nostro debitor potemo,
      pur ch'util più del debito non porte;
      talch'ella non tenetur se i quattrini
      tolti non eran più di sei carlini.
      Dubbio XXI
      Antonia Saponara stando in letto,
      nel tempo che lo spirito si parte,
      venne un suo innamorato giovinetto
      e ben chiavolla in l'una e l'altra parte;
      ond'ella una collana, ch'avea al petto
      lasciogli per legato scritto in carte.
      Utrum sendo il legato per trastullo
      si possi dir che il testamento è nullo?
      Risoluzione XXI
      Messer Matteo nella decisione
      sessantanove dice ch'al consorte
      quando dolose fa una donazione
      la moglie, che sta già vicina a morte,
      nel testamento poi non ha ragione;
      ond'io consideratis bene, accorte
      considerandis dico che quel tale
      non l'è marito e '1 testamento vale.
      Dubbio XXII
      Isabella di Luna un giorno avea
      per la notte ad un giovine promesso;
      poi sta con altro e a quel che non potea
      disse e che ritornasse il giorno appresso.
      Quel venne e come l'altro far solea
      la chiavò ben nell'uno e l'altro sesso,
      poi le lasciò di rame una catena.
      Tenetur illi ne de falsi poena?
      Risoluzione XXII
      In lege si ambo, decima, Ulpiano
      nel dotto titol de compensatione,
      vuol che dolus cum dolo a salva mano
      può compensarsi con discrezione;
      onde se con mancargli un atto strano
      usò con quegli fuor d'ogni ragione,
      ricevendo da lui si buone notti,
      nunquam tenetur falsi, dice il Scotti.
      Dubbio XXIII
      Avea locato Giulia di Martino
      un frate per chiavarla un tanto il mese.
      In otto giorni fu stanco il meschino
      per il soverchio scuoter dell'arnese:
      e in suo loco lasciò fra Venturino
      per darsene a quell'opra a proprie spese.
      Utrum per questa satisfazione
      dee perdere il salario il fra Briccone?
      Risoluzione XXIII
      Vuole questo Ulpìan per la sua legge,
      inter artifices de solutione,
      ove chiaro si pondera e si legge
      ch'ivi si tratta de industria personae:
      ma il giusto impedimento la corregge
      per l'aItra de pollicitatione,
      che col titolo sic comincia il testo,
      siché iI frate non dee perder per questo.
      Dubbio XXIV
      Prer dare Ortensia gusto ad un suo amante
      e del suo corpo il più soave loco,
      il cul gli diè, ma con promessa avante
      che v'abbia a por del suo gran cazzo un poco.
      Quello non potè star così costante
      alle primarie furie di quel giuoco,
      tutto nel cul vel pose. Utrum Ortensia
      accusare lo possa di violenza?
      Risoluzione XXIV
      In lege prima de justitia et jure,
      Jus naturae, paragrapho
      , vuol Baldo
      che primi motus homini naturae
      non sono in suo poter quand'egli è caldo:
      il primo furor fa ch'egli non cure
      d'eser tenuto peccator ribaldo;
      onde spinto costui dai primi moti
      accusar non si può degl'altri ignoti.
      Dubbio XXV
      Con un romito un giorno per ventura
      sconttossi un'abadessa sempliciotta,
      il qual le dimandò con mente pura
      che di grazia gli desse una pagnotta;
      ed ella alzati i panni alla cintura,
      li mostrò la sua bianca e bella potta
      e disse non avergli altro che dare.
      Utrum tal carità dovea accettare?
      Risoluzione XXV
      Perché la carità si fa in casella,
      non doveva il romito ricusare
      la bianca potta delicata e bella,
      che l'abadessa gli volea donare,
      ma con volto ridente dir: sorella,
      la carità non voglio rifiutare;
      e per mostrare d'averla avuta grata,
      saltarle addosso e darle una chiavata.
      Dubbio XXVI
      Frate Cipolla gran predicatore
      veggendo gli altri frati a buggerare,
      trovato un fraticel si mise in core
      voler un tal secreto anch'ei provare;
      ma ben presto alla prima fece errore
      spingendo il cazzo in su senza bagnare,
      onde fe' di quel cul un melgranato.
      Utrum se per provar fece peccato?
      Risoluzione XXVI
      I gran sommisti tengon tutti quanti
      e con quelli i casisti di coscienza
      che dei peccati se ne trovin tanti,
      che bisogno non han di penitenza;
      perché dove il voler non si fa innanti,
      s'attribuisce tutto a negligenza.
      Onde senza voler fe' il frate il tutto;
      non fu peccato già fottere il putto.
      Dubbio XXVII
      Suor Marta la lussuria avea nel sesso
      e volendo la carne lacerare,
      prese un cazzo di vetro d'un commesso
      e con la potta cominciò a scherzare;
      ma spinta dal furore a un colp'istesso
      volendo tutto dentro farlo entrare,
      le si ruppe la potta e '1 cul che è peggio.
      Utrum se per far ben fe' sacrilegio?
      Risoluzione XXVII
      Di medicina il principe Galeno
      dice che nell'interne infiammazioni
      si deve col trar sangue ridur meno
      nel paziente le molestazioni;
      onde se per smorzar la rabbia appieno,
      che sturbar la potea dall'orazioni,
      suor Marta si sbregò '1 cul e la potta,
      sacrilega non fu, ma fu divotta.
      Dubbio XXVIII
      Confessando una vedova un Teatíno
      nella carne sentia gran tentazione,
      e per far stare il cazzo a capo chino
      lo prese ad ambo man con divozione;
      e tanto su e giù scosse il meschino
      che spuntò la bambagia dal giubbone
      e mandò lussuria in precipizio;
      utrum se questo fu castigo o vizio?
      Risoluzione XXVIII
      Perché bisogna quanto più si puote
      li scandali evitar dei sensi vani,
      il Teatin, che più soffrir non puote,
      per scandali schivar, gusti profani,
      i desideri e volontà corrotte,
      si valse a raffrenar d'ambo le mani
      la tentazion ch'il molestava assai.
      Onde vizio non fu trarsi di guai.
      Dubbio XXIX
      Fottendo un frate a gambe in spalla un tratto
      con un palmo di cazzo un'abadessa,
      dal gran piacere in paradiso astratto
      non conosceva il tondo della fessa;
      onde spinto da furia come un matto,
      nel tondo avendo la sua lancia messa
      disse: oh che dolce di peccar cagione!
      Utrum se il cazzo suo fu buggerone?
      Risoluzione XXIX
      D'infamia non si dee, dice Jasone,
      né d'altro juxta legem incolpare
      un mentecatto, che non ha ragione,
      né di coglionerie puossi accusare:
      onde il cazzo del frate buggerone
      in conto alcuno si potrà chiamare,
      quia stando fuor di sé, sol per trastulo
      cacciò il suo cazzo all'abadessa in culo.
      Dubbio XXX
      Mentre con divozion stava parlando
      suor Cherubina con fra Galeazzo,
      per disgrazia la madre starnutando
      cacciò un peto dal cul con gran schiamazzo.
      Il frate a quel saluto diè rimando
      e le rispose in fretta: qualche cazzo.
      La monaca turbossi e l'ebbe a male.
      Utrum se questo fu caso papale?
      Risoluzione XXX
      Dice la legge, paragrafo quando,
      titolo de verborum prolatione,
      che quando verbum dictum est scherzando
      sia chi si vuol non fert punizione.
      Addit immo la legge: il cazzo entrando
      nel forame del cul sine intentione,
      nunquam questo sarà peccato tale
      che richiedesse assoluzion papale.
      Dubbio XXXI
      Laura monaca fu da un Genovese
      richiesta di chiavarla a potta dietro
      e d'andar per la via dritta promese
      e di lasciare il primo buco addietro.
      Poi presto il cazzo proprio in cul le mese
      e spinse, ond'ella ne biasmò san Pietro.
      Utrum deesi punir quella biastema
      e restar debba della lingua scema?
      Risoluzione XXXI
      La prima distinzion di penitenza,
      nel capitolo pro est ne dà indizio
      che chi si trova nell'altrui potenza
      e Dio rinnega per alcun supplizio
      non merta pena; e quella violenza
      fa che non se gl'imputi a malefizio,
      onde costei non si può già punire
      di biastema per doglia da morire

                    Altri Dubbi Amorosi
      Dubbio I
      Fotteva fra Martin suor Liberale
      in potta, e nel chiavar sendosi avvisto
      che ne poteva nascer l'Anticristo,
      volse finir in cul. Fe' bene o male?
      Risoluzione I
      Molto bene fece il padre fra Martino
      per schivar d'Anticristo la venuta,
      finire in cul la sua nobil fottuta,
      che cominciato in potta avea il meschino.


      Dubbio II
      Fotteva a potta ritta suor Lucia
      un gesuita, a tal mestier non uso,
      e nel cacciarlo dentro fallò il buso.
      Fu sacrilegio ovver fu sodomia?
      Risoluzione II
      Il povero ignorante gesuita,
      che sol per ignoranza fallò il buso,
      sacrilego non fu, ma per escuso
      si dee tener, nemmen fu sodomita.
      Dubbio III
      Suor Marta nell'oscur ruppe il boccale;
      l'abadessa gridò: cazzo ti fotta;
      ella sel fe' cacciar subito in potta.
      Utrum per ubbidir fec'ella male?
      Risoluzione III
      Meglio non potea far suor Marta dotta
      che a' comandi prestare l'ubbidienza
      dell'abadessa, che per penitenza
      un cazzo le ordinò dentro la potta.
      Dubbio IV
      De' gesuiti il padre sacristano
      per raffrenar la sua lussuria tanta,
      cacciò il cazzo e i coglion nell'acqua santa.
      Fu caso meritorio oppur profano?
      Risoluzione IV
      Il padre sacristan meritò molto
      se, per fuggire una lussuria tanta
      cacciò il cazzo e i coglion nell'acqua santa
      per restar da quel mal libero e sciolto.
      Dubbio V
      Destossi l'abadessa con gran furia
      sognando di mangiar latte e giuncate,
      trovossi in bocca il cazzo dell'abbate.
      Fu peccato di gola o di lussuria?
      Risoluzione V
      Non fu gola o lussuria, è risoluto,
      perché questo caso accidentario;
      ben se l'avesse avuto in tafanario
      o in potta dubitar s'avria potuto.
      Dubbio VI
      Per torsi il mal di madre suor Prudenza
      che le impedia sue sante orazioni,
      si fe' chiavar da due frati ghiottoni.
      Meritava di ciò far penitenza?
      Risoluzione VI
      Se sol per poter dir le sue orazioni
      ben ben si fece fotter suor Prudenza,
      di ciò non dovrà far la penitenza,
      ché alcuna non sen dà alle divozioni.
      Dubbio VII
      Un giorno stando Giulia in una scola
      prese in la bocca il cazzo a un suo bertone
      e in un istante gli diè un morsicone.
      Ditemi se costei peccò di gola?
      Risoluzione VII
      Perché non con espressa volontà
      madonna Giulia morsicò quel cazzo
      al suo berton, nemmeno per sollazzo,
      peccato già di gola ella non ha.
      Dubbio VIII
      Non potendo cacare un disperato,
      perch'altro non potea, si fe' cacciare
      un cazzo in culo e si fe' buggerare.
      Utrum per non morir fece peccato?
      Risoluzione VIII
      La morte volontaria è proibita,
      sicché ben fece a farsi buggerare
      il poverin, che stava per crepare,
      e molto meritò a campar la vita.
      Dubbio IX
      Livia volea saper che cosa è amore
      e per questo si fe' chiavare alquanto;
      nacque in questa maniera un dubbio intanto
      s'ella sol per provar commise errore?
      Risoluzione IX
      Non è peccato quel che per provare
      si fa, nemmen si tiene che lussuria
      sia, onde non dee mettersi in furia
      costei, che il cazzo volse esprimentare.
      Dubbio X
      Sul cazzo che rizzato avea fra Carlo
      giù dal balcon cascò suor Margherita,
      le ruppe il culo e le salvò la vita.
      Dovea perciò dolersi o ringraziarlo?
      Risoluzione X
      Se nel precipitar suor Margherita
      non dava il cul sul cazzo di fra Carlo,
      certo moria; onde ringraziarlo
      dee che col cazzo suo le diè la vita.
      Dubbio XI
      Suor Tarsia al cesso andò credendol vuoto
      trovar, ma vi trovò fra Galeazzo,
      s'infilò la meschina sul suo cazzo.
      Ruppe la suor di castitate il voto?
      Risoluzione XI
      Perché suor Tarsia non per far peccato,
      ma non volendo, tolse in le culate
      il cazzo, ella per ciò di castitate
      non ruppe il voto, questo è dichiarato.
      Dubbio XII
      Un che dal papa avea licenza avuta
      d'assolver d'ogni caso all'ora all'ora,
      fotte ben ben la madre suor Leonora,
      poi l'assolve. Num sit bene absoluta?
      Risoluzione XII
      Non solo per averla ben fottuta,
      ma se l'avesse anco buggerata,
      con la licenza che gli fu già data,
      se assolta l'ha, la fu bene assoluta.
      Dubbio XIII
      Sul cazzo di fra Biondo ardito e scalto
      dimenandosi ben suor Cleofasè
      ruppe i coglioni al frate e il culo a sé.
      Utrum deve dolersi l'un dell'altro?
      Risoluzione XIII
      Commune ad ambidue fu la rottura
      del culo a l'una, a l'altro dei coglioni,
      e di querele e di lamentazioni
      l'uno dell'altro non dee aver paura.
      Dubbio XIV
      Fra Astolfo per mandar la sojaccia
      il cazzo al cul dei fraticin fregava,
      onde per terra il seme gli cascava.
      Utrum peccasse in re de sodomia?
      Risoluzione XIV
      Fra Astolfo non si può dir sodomito
      perché non dentro il cul, ma sol di fuori
      il suo cazzo fregava intorno agli ori;
      non deve già per questo esser punito.
      Dubbio XV
      Nei gran caldi di luglio frate Alberto,
      per schivar l'ozio e tutti gli altri vizi,
      menava il cazzo a tutti i suoi novizi.
      Fu questa opra profana ovver di merto?
      Risoluzione XV
      Perché nell'ozio regna tentazione,
      per questo se menò il cazzo ai puti
      fe' ben, e se li avesse anco fottuti,
      stata sarebbe più eroica azione.
      Dubbio XVI
      Un frate Zoccolante, per ventura
      fottendo a potta dietro un'abadessa,
      gliel cacciò in cul credendo foss'in fessa.
      Ditemi se peccò contro natura?
      Risoluzione XVI
      Non est peccatum, se non volontario:
      perciò il frate fottendo l'abadessa
      contro natura azion non ha commessa,
      se 'l cacciò non volendo in tafanario.
      Dubbio XVII
      D'aver in cul fottuto un Giudeo cane
      s'accusò Pippo con gran contrizione:
      negolli il confessor l'assoluzione.
      Utrum se ancora il peccato rimane?
      Risoluzione XVII
      Bartolo si rivolge incontro al tristo,
      capitale sexto, e i deretali ancora,
      perché sfondato non l'avesse allora
      per vendicare la morte di Cristo.



martedì 1 gennaio 2019

IL NUOVO ANNO


IL NUOVO ANNO

Mesto, commosso, lo ha salutato,
un nero ciel che di dolor piangeva ,
e quell’addio il core tormentava,
moriva l’ anno vecchio, malandato.

All’ uscio l’ anno nuovo ha bussato
mentre la gente già lo acclamava
con cene. balli, canti, l’ accoglieva,
Un’ aria nuova con me ho portato !

E risplendente sol ecco l’ accoglie,
col freddo soffio della tramontana,
un cielo terso, pieno di speranze.

Or positive siano l’ esperienze,
la pace su di voi, regni sovrana.
E del domani i dubbi esso scioglie.

Visualizzazioni totali

Archivio blog