mercoledì 27 novembre 2013

LE SATIRE QUOTIDIANE

 GRILLO E IL VAFFA DAY
 Per oggi intanto toccherà al cainano beccarselo dai senatori
 Poi chissà Per chi la campana suonerà ?
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BY www.natangelo.it  per il Fatto Quotidiano









martedì 26 novembre 2013

NAPOSCONI - OVVERO IL GATTO E LA VOLPE

Or sappiamo tutti quanti
Berlusconi sbagliò i conti,
non ti puoi  proprio fidare,
le promesse non han valore.
Napolitano l' ha gabbato,
con l' Alfano l' han fregato,
han spaccato il pidielle
gli faran veder le stelle.




Per questo lui è disperato,
si dimostra ora smarrito
non sa più che pesci pigliare
e si è messo a frignare;
col piddì e i cinque stelle
raccontando lor storielle:

Sette testi ho raccattato,
ha l' Agrama testimoniato,
del processo la revisione,
mi darà l' assoluzione,
è il voto da bloccare
la decadenza fermare

Il grillino soddisfatto,
ha già presentato il conto,
dice son tutte panzane
che non fan cuocere il pane
ormai il voto è già scontato
e sarà molto salato.



E Napolitano incalza,
è già pronta la sentenza,
s' applicherà la legge del menga,
Chi l' ha nel cul or se lo tenga.

LE SATIRE QUOTIDIANE

PATRONI GRIFFI E LA CASA AL COLOSSEO
                                Dice il Fatto - Solo Mentana ha dato il giusto spazio alla notizia di Domenica
                                Gli altri ? nemmeno una Mentina
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lunedì 25 novembre 2013

LE SATIRE QUOTIDIANE

Finalmente abbiamo riparato tutti i problemi relativi alle immagini, spero che i risultati siano soddisfacenti e che finalmente le immagini siano nitide e precise e soddisfino gli amici che ancora mi seguono.
Un doveroso ringraziamento a tutti e , mi auguro,buon divertimento dal vostro Valter.
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DICE IL FATTO
Risolti i problemi, la Cancellieri ha buttato il cellulare nel Tevere
L' INQUINATRICE
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LE SATIRE DI IERI

BYwww.stefanodisegni.it  per Il Fatto quotidiano

























sabato 23 novembre 2013

CARLO CONTE GOZZI

Nel narrare ieri del Burchello, citai una poesia di Carlo Gozzi, ma quanti lo conoscono? Accennai anche ad alcuni giudizi nei confronti del Goldoni e del suo antagonista P. Chiari, colpevoli di mettere in scena argomenti troppo realistici e plebei.
E' interessante perciò conoscere un po' meglio questo personaggio nato e vissuto a Venezia fra il 1720 ed il 1806 da una famiglia nobile ma in ristrettezze economiche, e che nonostante ciò, non volle mai ricevere guadagni dalle sue opere
Assieme al fratello Gasparo, fu fra i fondatori nel 1747 dell' accademia dei Granelleschi, nota per essere una delle istituzioni più conservatrici del '700 tutte le sue opere sono state scritte in Italiano ( Toscano come amava dire lui ) .
Le sue opere teatrali ebbero un rapido ma effimero successo in patria, mentre furono più apprezzate dal pubblico Tedesco e Francese che ne apprezzava gli elementi fiabeschi.
Le sue più famose opere sono :
 La Tartana degli Influssi dalla quale ho tratto sia i versi citati ieri che quelli che cito sotto;
Dieci Fiabe Teatrali che riprendono schemi e maschere della commedia dell' arte e riferimenti alle Mille e una notte ed al Pentamerone di G: Basile, le più celebri delle quali sono L'Amore delle tre melarance, Turandot,  L' augellin belvedere, tutte opere satiriche e caricaturali.
In alcune sue poesie, lamenta lo scarso successo di vendite dei suoi libri tanto da indurre il libraio a spacciarli come scritti dal Goldoni che sicuramente vende di più.
Non manca neppure una frecciata al : " Lo stormo d' eruditi Veneziani ", non è in grado di riconoscere queste bugie; lo scopo di tutto ciò non è quello di aumentare gli introiti che , come già detto , non lo interessavano  per via del suo " aristocratico orgoglio ", ma perchè ciò gli avrebbe fornito maggior popolarità, comunque nelle spese bisognava pur rientrare.
 Avete potuto notare ieri in quale considerazione egli avesse i versi Martelliani ed anche in quest' occasione non manca di criticarli, dicendo fra l' altro che sia il Goldoni che il Chiari scrivono di quei versi.
                                                                   

                                                                  AL LIBRAJO 
                                                     VENDITOR DELLA TARTANA
                                                                        SONETTO

Libraio, tu fai cera d' impiccato,
La tartana rimane alla bottega,
Ella non si ricuce e non si lega,
E ne rimane il capital diacciato.
Sopra la sua sciagura ho assai pensato,
Che duolmi, ogniun di comperarla niega;
Vuo' tu che il popol n' abbia frega?
Fa, com' io dico, che sia tanagliato
Spaccia fra l' altre tue questa bugia:
Dì che l' opra è del Chiari o del Goldoni
E ch' ella è scritta in versi Martelliani.
Che importa questo, e quel vero non sia?
Vedrai volerla a costo de' polmoni
Da un stormo d' eruditi Veneziani;
Che scuotendo le mani
Diran ; Grand' uomo! gran verso! gran sentenza!
Fallo e vedranne bella esperienza



venerdì 22 novembre 2013

DE' VERSI MARTELLIANI

La satira è una delle forme d' arte che tende a censurare i comportamenti di coloro  che detengono il potere e di tutte le persone in vista, in generale.
Fin dalla notte dei tempi, l' uomo ha usato questo mezzo d' espressione per dare libero sfogo alle proprie lamentele nei confronti di coloro che reggevano le leve del potere.
A Roma esiste ancora una statua, volgarmente chiamata il Pasquino, dove venivano affisse le " Pasquinate ",
satire per lo più destinate al clero.
Non sempre chi satireggiava era ben visto dai poteri pubblici, anche perchè e difficile che chi detiene il potere, sia anche dotato di una dose di autocritica che gli consenta di accettare le critiche spesso molto mordaci di coloro che gli sono sottoposti.
Molto spesso, infatti, coloro che avevano l' ardire di mettere in satira le malefatte politiche, erano perseguitati e, per bene che andasse, esiliati.
Questo fu infatti il destino di un poeta satirico fiorentino del '400, tale Domenico de Giovanni detto il Burchello, barbiere che nella sua bottega ospitava poeti, artisti, ma anche oppositori dei Medici e che inventò un nuovo modo di poetare improntato sull' improvvisazione.
Poetare alla burchia divenne molto presto sinonimo di poetare in un susseguirsi di parole ed immagini che a prima vista non avevano un nesso apparente.
I VERSI MARTELLIANI, come ci ricorda in una sua poesia pubblicata nel ' 700 nel SAGGIO DI VERSI FACETI E DI PROSE, il conte veneziano Carlo Gozzi che, in antitesi col Goldoni e con Chiari, che accusava di scrivere opere troppo popolari, scriveva che questi versi erano scritti " co' denti, co' piedi, e colle mani".

I lucci, i barbagianni e le marmegge,
Disse il Burchel, che del futuro ha scritto,
Vorrebber ogni dì far nuova legge
Per espugnar più facilmente il vitto;
Però l' usata forma si corregge,
Oggi è l' antico verseggiar sconfitto    
E co' denti, co' piedi e colle mani,
Formansi versi detti Martelliani.
Del novembre bisesto altro non disse,
Che de' versi all' usanza il Burchel dotto;
E pianse il buon profeta e se n' afflisse. 
Veggendo il metro suo rimaner sotto
E questo mal influsso anche predisse
Il certo vaticinio, con quel motto:
Tanto è il ver chiuso, e il lirico prosaico
E non mi par, che si favelli ebraico.
Ancor gridava: " Io son presso allo estremo ;
Deh odi, se lo son ben cose strane,
Che infornando migliacci con un remo


Suonavano a martello le campane ".
E volea ragionar per certo, io temo,
Sopra a queste favate Martelliane,
Che ci han rotto bene altro che il cervello
Siccome fan le campane a martello ...........

LE SATIRE QUOTIDIANE



TRATTATIVA STATO-MAFIA
Napolitano chiede ai giudici di rivalutare sulla reale utilità della sua testimonianza
Un ripensamento sarebbe utile
Le storie di TIRAMOLLA  ______________________________________________________________________________      












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