domenica 28 aprile 2019

PROVERBI E INDOVINELLI MALIZIOSI SALENTINI


Tienime ca te tegnu;
                                          Reggimi che io reggo te;

Ieni pane, ca te mangiu;
                                          Vieni pane, così ti mangio;

Sordi facenu sordi, petucchi facenu petucchi;
                                          Soldi fanno soldi, pidocchi fanno pidocchi ; 

È megghiu curnutu ca fessa ( se sinti curnutu la sapenu picca );
                                          Meglio cornuto che fesso
                                              ( se sei cornuto lo sanno in pochi );

Ogne petra auzza parite ;
                                           Ogni pietra alza un muro;

Tira la petra e scunde la manu ;
                                            Tira la pietra e nasconde la mano ;

Ogne petra caurtata, nu rrimane mmienzu lla strata;
                                 Ogni pietra bucata non resta in mezzo ad una via ;

INDOVINELLI

Sta bbegnu te Milanu cu nnu gingillu mmanu,
lu portu alla sposa, nci lu mintu lla pelusa ;
                                 Sto venendo da Milano con un gingillo in mano, 
                                 lo porto alla sposa, glielo metto alla pelosa ;

Ai! mamma cce mme ntisi, la prima fiata ca me lu misi.
figghia mia, minti sputazza, ca te sana la spaccazza ;
                                 Ahi mamma chr sentii, la prima volta che me lo misi.
                                 Figòlia mia metti saliva che lo spacco ti guarisce ;

Scii nna chiesureddhra, nci ttruai nna caruseddhra,
la utai, la tantai, era pelusa e lla lassai;
                                 Andai in un orticello, ci trovai una giovinetta,
                                 la voltai, la toccai, era pelosa e la lasciai;

Mamma mia me sentu prena.
Figghia mia, sci tà mprtenata ?
Mà mprenata nnu furesazzu
cu nna cosa longa e liscia,
ca l' à misa ddò se piscia.
                                   Mamma mia mi sento pregna
                                   Figlia mia chi t' mpregnò ?
                                   M' impregnò un contadinazzo  
                                   con una cosa lunga e liscia,
                                   che ha messo dove si piscia.

SOLUZIONI

1 ) La pettenessa                                                     Il pettine
2 ) lu recchinu                                                         l' orecchino
3 ) la menunceddhra                                               la poponella
4 ) lu spinieddhru te la utte                                     lo zipolo della botte

giovedì 25 aprile 2019

LA CARTAPESTA LECCESE


" Figghiu, è santu stu mestieri,                 " Figlio, è santo questo mestiere,
  santu Ronzu, santa Rini,                            sant' Oronzo, santa Irene,
  ieu bbu fazzu li custumi                             io vi faccio i vestiti
  ui lu ggiurnu te la morte                           voi il giorno della morte
  me mandati an paraisu ".                          mi mandate in paradiso "

La teoria che la cartapesta leccese fosse inizialmente stata influenzata dall' arte dei cartapestai romani e / o bolognesi intorno agli anni a cavallo fra i secoli XVII e XVIII è oggi superata. Si tende a credere che essa sia più che altro stata influenzata dai cartapestai napoletani che furono attivi in quello stesso periodo.
L' importanza della città di Lecce, intorno al 1532, eletta la capitale della Puglia, era giudicata il " viceregno " della città di Napoli, ciò permetteva a Lecce di assumere ( anche se le sue dimensioni non le davano questo appellativo) le caratteristiche di una piccola metropoli.
Nel XVII° secolo infatti la città subì una radicale trasformazione con l' ammodernamento di tutti i monumenti.
Di ciò si avvantaggiarono i cartapestai locali che poterono così apprendere le tecniche dei maestri cartapestai napoletani e migliorare quest' arte le cui caratteristiche nel corso del tempo hanno subito una continua evoluzione al punto che oggi la nostra cartapesta è riconoscuta la migliore a livello mondiale.
Partendo da due paletti di legno legati a croce cui si legano, con del fil di ferro, vari strati di paglia per dare un abbozzo della sagoma che si vuol dare, i maestri cartapestai leccesi, con della carta di giornali, della " ponnula " ( una colla fatta di farina 00 miscelata con acqua ), e pochi ferri che nel corso dei secoli sono rimasti sempre gli stessi,
riuscivano a creare inizialmente solo statue di natura religiosa, in quanto la richiesta di queste era molto alta, mentre oggi possiamo anche ammirare altri oggetti d' arredamento che la fantasia dei moderni cartapestai riesce a creare.
Quest' arte fa ormai parte della cultura e del folklore leccesi, tanto da essere meta e richiamo turistico, impossibile andare via da Lecce senza aver visitato almeno un laboratorio di cartapesta.
Il cartapestaio non è solo un lavoratore della carta, egli deve anche possedere un buona conoscenza della pittura, per dare alla sua opera quell' immagine che più la avvicina alla realtà, ed essere anche un ottimo lavoratore della creta per poter dare agli arti delle statue che realizza una corrispondenza con quelli umani.
Purtroppo la storia non narra di maestri cartapestai leccesi se non di epoca successiva all' inizio del XVIII° secolo, quando ormai quest' arte era già divenuta famosa ed aveva oltrepassato i confini della Puglia e dell' Italia; il primo di cui ci narra fu Pietro Surgente, un artigiano che aveva il suo laboratorio in via delle anime del purgatorio al n° 16, L' attuale corso Vittorio Emanuele, che partendo da via Libertini giunge a piazza sant' Oromzo; allora il termine cartapestaio ancora non esisteva perciò egli si definiva : " Stucchiatore dimorante a Lecce " .
Nato a Lecce il 10/5/1742 e morto nel 1827, era denominato dai leccesi " mesciu Pietru te li cristi " e fu fra l' altro maestro di Antonio Maccagnani, zio dello scultore Eugenio Maccagnani cui è dedicata la famosa Galleria d' arte sita sul corso Vittorio Emanuele.
Antonio Maccagnani nato a Lecce nel 1809 e morto nel 1892 fu sicuramente il più conosciuto fra i cartapestai leccesi, fu allievo, oltre del già citato Pietro Surgente, anche del maestro Raffaele de Augustinis e, per il disegno, del pittore Luigi Tondi,
Attorno al 1840, visto il successo che riscuoteva l' arte della cartapesta, molti altri artigiani ritennero doveroso dedicarvisi ed in particolare i barbieri, fra questi divenne famoso Achille de Lucrezi che superò in fama sia Raffaele che Francesco ed Eugenio Maccagnani, rispettivamente, fratello, figlio e nipote di Antonio.
Altri cartapestai famosi sono stati Giuseppe Manzo, Luigi Guacci, allievo di Raffaele Maccagnani,Caretta, Malecore e tanti altri artisti che sarebbe troppo lungo elencarli tutti.
C' è solo da aggiungere che la cartapesta non è solo la nobile arte della città di Lecce, anche se ne rappresenta sicuramente una peculiarità,tanto da averne dedicato una via, ma anche della provincia leccese.

giovedì 18 aprile 2019

PROVERBI E INDOVINELLI MALIZIOSI SALENTINI





PROVERBI.....e modi di dire

A stu mundu, o te rranci,
o te cangi, o te spari;
                                            A questo mondo, o ti adatti,
                                            o cambi, oppure ti spari;

Llu speziale nu ssaggiare,
llu firraru nu tuccare,
llu nferraciucci nu tta cucchiare;
                                           Al farmacista non assaggiare,
                                           al fabbro non toccare
                                           al maniscalco non ti avvicinare;

A stu mundu ncete ci navica e ci a funnu và,
e cci navicare nu ssape cchiù a funnu se ne và;
                                A questo mondo c' è chi naviga e chi va a fondo,
                                e chi non sa navigare, più a fondo se ne va;

A becchiu, a furestieri e a ccane,nci pierdi lu pane;
                                A vecchio, a forestiero ed a cane, ci perdi il pane;

Comu spiendi, mangi ;
                                Come sèpendi, mangi ;

All' amicu, amicu, la carne cu ll' essu ;
                                All' amico, amico, la carne con l' osso;


INDOVINELLI

Cumpare, tamme quiddhru tantu ffazzu lu ccinfete ccianfete;
cummare, mpena ete prontu, te lu tau;
                              Compare, dammi quello, che ci faccio il cic e ciac
                              comare, appena è pronto te lo do; 

Lu tata lu porta testu, e lamamma ni lu rremoddhra;
                               Il papà c' è l' ha duro, e la mamma glielo ammollisce;

Ieri ssira lu vitti lla mamma, lu tinia niuru, niuru,
tissi: " Mamma me lu tai ? "
me respuse: " Fiju meu, nci serve llu tata "
                               Ieri sera l' ho visto alla mamma, lo portava nero, nero,
                               dissi :" mamma, me lo dai  ? "
                               mi rispose : " Figlio mio, serve a papà.

SOLUZIONI

1) Lu lliatu                                                 Il lievito
2) Lu saccu te farina                                 Il sacco di farina
3) Lu cappottu                                           Il cappotto

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