venerdì 25 gennaio 2013

(In)Giustizia Italiana?

E' ormai trascorso più di un mese da quel 22 dicembre 2012, che tutti i giornali italiani titolavano in prima pagina la notizia che Napolitano aveva graziato il direttore del "Giornale" tale Alessandro Sallusti commutandogli la pena da !6 mesi di carcere, da scontare ai domiciliari, in un' ammenda da 15.325 euro.
Prescindendo dal fatto che ho sempre ritenuto il Sallusti colpevole quanto meno per responsabilità oggettiva, visto che era lui ad autorizzare la pubblicazione degli articoli diffamatori non firmati  e che aveva ritenuto suo dovere non dire ai giudici chi ne fosse l' autore.
Il mio commento si riferisce principalmente all' operato del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, cui va addebitato un comportamento discriminatorio rispetto a tutte quelle persone che risiedono, in pianta stabile, nelle super affollate prigioni italiane.
Sarà forse perchè questi ultimi non hanno alle spalle un avvocato del calibro di Ignazio La Russa, o di un partito come il PDL pronto a raccogliere le firme fra i deputati per perorare la causa di una condanna  iniqua oppure che il padrone del succitato quotidiano sia quel Silvio Berlusconi ex presidente del consiglio, il cui governo aveva promulgato la legge bavaglio sui giornalisti, nella quale è incappato il Sallusti.
Fatto sta che, la celerità con la quale si è mosso il presidente non trova riscontro in altre situazioni, salvo quelle della nomina di Monti a senatore a vita e del ricambio al vertice fra lo stesso Monti ( che tanti danni sta creando all' economia italiana) e Berlusconi
Prescindendo ancora dal fatto che il Sallusti sia sia preso la libertà il giorno !8 gennaio u.s. di definire " mascalzone " il giudice Antonio Ingroia capolista di " Rivoluzione Civile ", reo di essersi candidato in una circoscrizione nella quale aveva esercitato, adducendo delle motivazioni molto discutibili e non confermaste dalle vigenti leggi ( è questo un evidente indizio sulla personalità del giornalista ).
Il comportamento del nostro presidente non può essere considerato come improntato ad equità sociale, quanto a convenienza politica quindi di fatto discriminatorio nei riguardi di tante altre persone che non godono degli stessi privilegi, tenendo anche conto che alle sollecitazioni di Marco Pannella e del suo sciopero della sete, si è solo limitato ad una banale esortazione, rimandando tutto al parlamento che, " in tutt' altre faccende affaccendato....."
Intanto è di queste ore la vicenda di quel Fabrizio Corona reo di estorsione costituitosi in Portogallo e "prontamente" estradato in Italia. Seguirà la sorte di quei Tesorieri di partito mandati a pregare nei conventi oppure ai domiciliari?
Chi vivrà vedrà.

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