giovedì 17 aprile 2014

LA FESTA DELLE FATE 2

Come ho scritto nel mio post del 15 u.s., il 20 aprile, in concomitanza con la pasqua, cade, quest' anno la festa pagana delle fate.
Ho fatto cenno alle nostre credenze riguardo alle fate ed alle loro leggende, oggi vedremo di trattare in modo più esauriente i simbolismi che esse rappresentano.
Nella cultura Anglo- Sassone, come ci testimonia Shakespeare, le fate, sono le signore della magia, simbolo dei poteri paranormali dello spirito e della capacità dell' immaginazione, in grado di realizzare o deludere le aspettative umane ed i loro sogni più ambiziosi; in sintesi , le fate, rappresentano i sogni irrealizzabili dell' uomo.
Nelle leggende irlandesi, sono le Banshee, mentre quelle di tutti gli altri paesi Celti, rappresentano solo una loro imitazione.
La Banshee, che oggi sempre più confondiamo con la donna, è la messaggera di un mondo sovrannaturale e per muoversi da un luogo ad un altro, usa trasformarsi in un cigno.
Corrisponde alla donna innamorata che và alla ricerca del suo amante, infatti, quando un uomo è attratto dalla sua Banshee, nessuno riuscirà a trattenerlo, mentre se sarà da essa abbandonato, cadrà in un profondo stato di depressione.
Ho detto che Shakespeare ce ne dà testimonianza, egli infatti nel primo atto della sua tragedia Romeo e Giulietta, così dice:
" Oh! vuol dire allora che la regina Mab è venuta a farti visita. E' la levatrice delle fate, e se viene nella forma non più grossa di una pietra d' agata all' indice di un consigliere comunale,trainata da un equipaggio di piccoli atomi traverso i nasi degli uomini quando giacciono addormentati.......Questa è la regina Mab che a notte intreccia le criniere dei cavalli, e stringe dei magici nodi nei loro crini unti e bisunti, che, se districati, portano con sè il malocchio. E' lei, la maga......".
In effetti, come i sogni degli uomini che svaniscono al risveglio, i castelli sfavillanti che esse mostrano, sono destinati a sparire in un istante.
Si collocano perciò nella sfera dell' evoluzione psichica fra i processi di adattamento e di consapevolezza dei propri limiti.
La bacchetta e l' anello sono i segni del loro potere magico.
Nella mitologia Greco-Romana, le fate, raffigurano le Parche, ma anche le Moire il loro nome che deriva da Fatus ( Il Fato), ne è la diretta testimonianza, Nel Foro romano, vi erano tre statue che le rappresentavano, erano chiamate tria fatae, ancor oggi nelle lingue neolatine, si conserva questo nome.
Esse filavano su un fuso il filo del destino umano e quando arrivava il momento, lo tagliavano con le forbici;
lo stesso Giove era impotente, nelle sue decisioni sugli uomini, davanti al volere delle Parche, ci dà chiara testimonianza ciò, Omero nell' Iliade. Avevano anche il potere di rendere complicata la vita degli eroi, imbrigliando il filo del loro destino.
In Bretagna vi era l' usanza di, quando stava per nascere un bambino, apparecchiare una tavola ben imbandita, con 3 coperti in un luogo separato dalla casa con lo scopo di propiziarsi le fate, esse infatti hanno il compito di accompagnare in cielo i bambini nati morti, perciò si sperava che tenendole distratte, i bambini nascessero vivi.
Inizialmente, le moire e quindi anche le parche, discendendo dalla grande Madre Terra, erano creature dell' oltretomba, ma col passare dei tempi, esse emersero in superficie, dovo furono trasformate in creature magiche che sovrintendono alle acque, alla natura ed alla luna che le rappresenta con le sue fasi.
La letteratura dei favolisti ci descrive tante fate belle a buone, Disney ce le mostra nei suoi cartoni animati.

Nei nostri giorni la fata ha assunto un significato di dolcezza e di bellezza, sempre più spesso noi maschetti definiamo  " Fata " la donna che condivide con noi la propria esistenza e ci rende felici con la sua costante presenza e la sua dedizione; ma quanta strada per arrivare a questo punto.

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