venerdì 20 giugno 2014

I 12 COMANDAMENTI EGIZi

Mi rendo conto di aver finora completamente trascurato nei miei post qualsiasi riferimento all' antica religione Egizia e ad i suoi miti, eppure anche quella religione cosmica, ha avuto una gran parte nell' evoluzione delle varie religioni che l' hanno  seguita.
Nell' antica religione egizia,oltre che di un corpo. l' uomo è fatto anche di tre forze spirituali che ne compongono l' anima, queste forze, Ba, ka e Akh, governano l' individuo e ne delineano la personalità ed il carattere.
BA  rappresentata dalle forme di un uccello dalla testa umana, rappresenta l' individualtà del soggetto, questa forza, alla morte abbandona temporaneamente il corpo per poi farvi ritorno.
KA ( forza vitale ) rappresenta la forza creatrice degli dei e degli uomini, è la vera e propria forza matrice del carattere e della personalità e gli sopravvive nelle statue e nelle immagini che parlano del soggetto.

AKH anch' essa raffigurata con le fattezze di un uccello, è la terza componente dell' anima essa è talmente connessa con il concetto dell' aldilà da condurre ad una totale identificazione dell' individuo con questa forza stessa.
I misteri legati alla morte, rafforzano negli egizi la credenza che il defunto debba portare con se le preghiere da dedicare al dio, perciò i papiri su cui esse sono scritte vengono sepolte fra le bende che avvolgono il corpo stesso, tali misteri diventano accessibili all' uomo comune, solo dopo che questi sarà stato sottoposto al Giudizio dei Morti nel quale si stabilirà se la sua vita si sia sempre attenuta al Maat o ordine universale, a stabilire ciò sarà lo stesso capo degli dei successivamente identificato nel dio del sole ( RA ) ed in seguito con Osiride, il dio del culto dei morti.

Per stabilire se il morto sia degno di vedere la luce degli dei che è nella sala della doppia verità ( ossia giustizia + verità ), questi dopo essere stato purificato dovrò testimoniare di aver seguito, durante la sua vita le 12 regole che formavano un decalogo di comandamenti che l' uomo deve rispettare, egli quindi dovrà recitare la seguente supplica:

- Non ho agito ingiustamente contro i miei simili
- Non ho fatto cose che il dio disprezza
- Non ho detto male del servitore davanti al suo padrone
- Non ho fatto piangere
- Non ho ucciso
- Non ho ordinato di uccidere
- Non ho agito male contro nessuno
- Non ho rubato le offerte di cibo nei templi
- Non ho rubato i pani offerti agli dei e quelli offerti ai morti
- Non ho commesso adulterio e non ho fornicato
- Non ho mai ingrandito nè rimpicciolito la misura del grano
- Non ho tolto il latte dalla bocca di un bambino
Mentre quindi il Faraone accedeva per diritto dinastico a godere della vista  della luce degli dei, tutti gli altri dovevano aver dimostrato di aver agito nel rispetto di queste regole, altrimenti per loro non si sarebbe mai aperta la visione cui la morte conduce.

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