venerdì 10 gennaio 2014

ALLA RICERCA DEI NOSTRI PADRI - I MESSAPI

Quando intorno al 1812 mons Becchetti,  vescovo di Città della Pieve, ecc. ecc. ecc. scrisse la sua opera FILOSOFIA DEGLI ANTICHI POPOLI - Opera in risposta all' opera del Dupuis, sicuramente trascurava alcune importanti considerazioni che, non so in realtà quanto in buona fede, avrebbe dovuto tenere in debita considerazione.
Forse egli, dall' alto dei suoi titoli accademici, non riteneva la preistoria degna di considerazione, perchè, a suo dire, manca di dati e testimonianze che invece la religione cattolica fornisce grazie ai libri che formano il suo testo sacro ( la bibbia ).
Al di là delle considerazionio che oggi noi possiamo opporre ad un' opera scritta due secoli fa, ritengo che il sig Becchetti avrebbe invece dovuto adottare ben altro atteggiamento che non il sarcasmo  espresso in quella sua opera; è vero che le opere retro datate sicuramente possono presentare delle lacune o dare adito ad interpretazioni non proprio fedeli dei fatti raccontati, ma è pur vero che in realtà nessuna opera scritta ha mai narrato di fatti in tempo reale.
Gli stessi cronisti che seguivano i condottieri nelle loro campagne per narrarne le glorie ed i fasti, dapprima prendevano appunti per poi riportarne i resoconti dopo che fosse passato diverso tempo, anche perchè, si sa il tempo addolcisce i ricordi.La stessa bibbia narra di vicende accadute secoli se non addirittura millenni prima della loro narrazione: i vangeli, che narrano vicende della vita del cristo, ed i suoi insegnamenti, furono scritti dopo circa un secolo dalla morte di Gesù dopo  che i testimoni di quei fatti erano morti ; non è questa comunque la sede per discutere sull' attendibilità delle scritture, ciò che mi prefiggo è invece  ( se ce ne fosse bisogno ) di spezzare una lancia a favore di una scienza che in base a testimonianze orali ed a ricerche sui territori svolge, come un detective, indagini allo scopo di trovare prove su quello che è il passato non scritto del genere umano.
L' Archeologia, non ha che antichi scritti che narravano fatti accaduti secoli prima e che la memoria storica tramanda, l' Archeologo, in base a queste testimonianze riesce a ricostruire ed a provare la veridicità di ciò che era scritto trovando nel terreno le prove con i risultati che i suoi scavi riportano alla luce.
Quando ancora non esisteva la scrittura, esistevano graffiti, ceramiche e tanti altri indizi che lo studioso raccoglie, cataloga e rivela al mondo per darne testimonianza.
Di questo dobbiamo dare atto agli sforzi costoro che cercano di darci delle risposte agli interrogativi che il passato dell' umanità ci pone.
Poco ha a che vedere l' archeologia con la religione, anche perchè le ricerche degli archeologi mirano a trovare testimonianze storiche che a volte potrebbero anche confermare o smentire credenze religiose che comunque andrebbero pubblicate.     
Dopo questa premessa, e non dopo aver reso un doveroso omaggio agli Archeologi dell' Università  del Salento e di altre Università con le quali collaborano, che fin dagli anni  '60 svolgono approfonditi studi  nella nostra regione ottenendo ottimi risultati e riportando alla luce testimonianze di non poco rilievo 
 e testimoniando i meriti dei prof. Valli, D' Andria, Assunta Orlando, Cosimo Pagliara, Gino Felice Lo Porto, Jean-Paul Morel, Dowe Intema e di tanti altri che sarebbe troppo lungo da elencarli tutti, affrontiamo ora l' argomento che  ci siamo riptoposti di narrare e che tratta degli insediamenti Messapici nel territorio Salentino; il Salento, terra a sud est dell' Italia, e rappresenta il tacco del nostro stivale, è la regione più orientale della nostra penisola ed anch' esso una penisola che abbraccia le provincie di Lecce, Brindisi e Taranto è fin dagli anni '60 oggetto di particolari attenzioni da parte del dipartimento di Archeologia dell' Università del Salento in collaborazione anche con altre università Italiane e straniere che hanno riportato alla luce insediamenti e necropoli Iapigie e Messapiche in tutto il territorio Salentino Ostuni, Fasano, Taranto, Porto Cesareo, Salve, Ugento, Leuca, Otranto, sono alcvune delle località che hanno svelato tanti segreti nascosti nelle visceri delle loro terre.
Quasi tutti i ritrovamenti sono datati all' età del bronzo ma anche a quella del ferro.
I ritrovamenti abbracciano un periodo risalente dal 1800 a.c. in poi.
Se consideriamo che l' età del bronzo va dal II° millennio a.c. e fino all' età del ferro, X-IX sec. e che l' invenzione della scrittura, ad opera dei Fenici, che dà inizio alla storia vera e propria risale al 1000 a.c. e che la fondazione della città di Roma risale al 700 a.c., possiamo renderci conto di quanto approssimative siano state le notizie che hanno poi portato alle scoperte narrate, ciò nonostante se qualcuno non avesse creduto a quei " sentito dire " oggi non potremmo godere di quanto i nostri archeologi hanno scoperto e riportato alla luce rendendocene testimoni. 

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