martedì 21 gennaio 2014

I RITI SACRI NELL' ANTICA ROMA - IL MATRIMONIO

In una società aperta e multetnica come quella dell' antica Roma, era molto difficile riuscire a conservare una tradizione propria della cultura tramandata, senza che questa subisse delle contaminazioni dovute all' immigrazione di genti con culture e tradizioni diverse.
La religione, con le sue regole fisse e ben delineate, sicuramente aveva la pretesa di assolvere tale compito; i riti, con le proprie regole molto rigide, sia pubblici che privati, non permettevano che usanze barbare inquinassero la cultura dei romani.
Il rito del matrimonio, non era esente dal rispetto di tali regole.
Bisogna anzitutto dire che i matrimoni  erano generalmente decisi dai genitori dei ragazzi, all' origine vi erano quasi sempre motivi di interesse e poco importava l' accondiscendenza degli sposi.

Come in tutti i popoli antichi, anche presso i romani, come abbiamo già potuto constatare, il focolare, con il suo fuoco sacro, era il centro di aggregazione di tutte le famiglie,ne proteggeva i componenti fin dalla nascita e fino alla morte e legava indissolubilmente tutti coloro che ne facevano parte.
Il matrimonio quindi, con il distacco di uno dei membri della famiglia, comportava il fatto che chi usciva dalla casa, doveva essere messo in condizione di potersi allontanare da quel nucleo per entrare a far parte di un altro nucleo familiare, e questo problema si presentava per le donne poichè generalmente erano loro che uscivano dalla propria casa paterna per andare a vivere in quella del marito, che sia per motivi di lavoro che di interessi, rimaneva nella casa paterna: la società romana era quindi patriarcale.
Il rito del matrimonio era perciò alquanto complesso e si suddivideva in due fasi:
a ) fino al distacco dalla famiglia paterna;
b ) il passaggio dalla vecchia alla nuova famiglia.
Il matrimonio, ancor oggi, assolve 3 funzioni sociali basilari per la società ed i suoi componenti, esso serva a:
1 ) formare un nuovo gruppo, dall' unione di due giovani con lo scopo di perpetuare nella prole, la loro genie;
2 ) sottrarre uno dei membri di una famiglia ( la donna ) e consentirne l' ingresso della stessa in una nuova,          disposta ad accoglierla come nuovo membro
3 ) attua l' accoppiamento di due esseri al di fuori della propria cerchia familiare.
I romani erano evidentemente un popolo molto superstizioso e perciò erano molto attenti a far iniziare qualunque attività sotto i migliori auspici perciò assumevano tutti quegli accorgimenti che potessero fermare infausti influssi, fatture, malocchi ed agenti spiritici in genere.
I riti preparatori al matrimonio iniziavano con la trattativa fra le due famiglie, quella dello sposo che dovrà fornire a quella della sposa un' adeguata ricompensa per la perdita di un componente del loro nucleo familiare, questa trattativa avviene fra i due pater familias che però non trattano direttamente ma tramite un auspice; stabilita l' entità della dote da riconoscere alla famiglia della sposa, il padre dello sposo chiederà al padre della sposa, la mano della figlia per il proprio figlio, solo dopo una risposta affermativa del padre della sposa ci sarà uno scambio di doni che consiste principalmente nel regalo di un anello di ferro senza gemma ( anulus pronubus ) il cui significato era quello di legare la ragazza al suo promesso sposo, ella infatti da quel momento era considerata " pacta " ( pattuita ) mentre sino ad allora era stata considerata " sperata ".
Da quel momento iniziava per gli sposi, e specialmente per la sposa, un periodo di maggior riservatezza che servirà ad allontanarli dai vecchi amici e dai coetanei.
Il giorno stabilito per il matrimonio, presso la casa della sposa  si svolgeva una cerimonia durante la quale il padre la scioglieva dai vincoli verso i " sacra " paterni che lei aveva venerato fino ad allora, ma che doveva abbandonare per aderire a quelli del marito, verso sera si organizzava una processione per accompagnare la sposa alla sua nuova casa; questa processione era preceduta da fiaccole resinose che servivano a scacciare gli spiriti nefasti, di seguito venivano lo sposo accompagnato dai suoi familiari e la sposa anch' essa accompagnata dai suoi familiari; affiancati a questa processione procedevano gli amici dello sposo che esprimevano il loro dissenso per la perdita dell' amico coetaneo , che usciva dalle loro cerchie per approdare  in quelle degli uomini sposati, cantando e facendo scherzi osceni.
La sposa indossava una tunica di lana senza pieghe tenuta in vita da una cinta pure di lana, i capelli erano acconciati a tumulo girati a 6 strati, raccolti in una rete gialla e fermati da una spilla, indossava anche un velo rosso che serviva a difenderla dal malocchio.
Giunti alla casa dove abiteranno gli sposi, si svolgeva il vero e proprio rito di distacco dalla casa familiare dei propri genitori, e l' ingresso nella nuova famiglia che ora si componeva.
La porta della casa era già stata adornata con alloro e mirto e toccava alla sposa ungerla di olio ed adornarla con nastri di lana, riceveva poi il fuoco ce l' acqua, veri e propri simboli della vita domestica, dopo di ciò,sollevata in braccio dallo sposo, era introdotta in casa senza toccare la soglia.
A questo punto iniziava il vero e proprio rito sacro del matrimonio che consisteva nel far mangiare agli sposi una focaccia di farro ( perconfarreationem )

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