giovedì 2 gennaio 2014

L' ANTICA RELIGIONE ROMANA 4

E' notorio che i Romani hanno sempre mantenuto una netta distinzione fra il culto privato e quello pubblico.
Il culto pubblico era amministrato dallo stato e gravava sulla comunità.
Il culto privato, invece era a totale carico delle famiglie; la famiglia Romana, identificava tutti coloro che discendevano da un unico capostipite, perciò, nella Roma arcaica le famiglie erano legate da vincoli giuridici e religiosi.
L' insieme dei culti e dei riti che si svolgevano all' interno delle famiglie avevano un aspetto totalmente privato e, nonostante i mutamenti degli usi e dei costumi dovuti all' espansione della città che richiedeva, in una cultura aperta come quella Romana, continui aggiornamenti causati dal continuo aumento della popolazione immigrata, rimanevano immutati e sempre più radicati nella cultura dei Romani.
Per queste ragioni tali usanze, con l' arrivo di nuove religioni, furono le più difficili da estirpare dalla cultura dei Romani anzi molto spesso esse furono copiate ed inglobate nelle religioni emergenti.
Il culto domestico era anzitutto votato alla protezione delle famiglie e dei loro averi; i Lari, i Penati, il Genius, i Semoni erano divinità benefiche che espandevano la loro protezione su tutto ciò che avesse dei collegamenti con la famiglia ed i suoi componenti.
Nei culti erano anche presenti degli spiriti protettori i Mani e degli spiriti malvagi lòe Lemures e le Larvae.
Presso il Focolare , ardeva il fuoco sacro,  usanza condivisa con tutte le culture (come vedremo quando tratteremo il tema dei messapi nelle terre del Salento) dell' Italia.
Il benefico calore del fuoco creava un' armonia nell' ambito familiare, esso ardeva tutto il giorno e la notte covava sotto la cenere per essere riattizzato al mattino.
Partecipava alla vita quotidiana della famiglia che lo nutriva dandogli persino parte del proprio cibo ed il fuoco ricambiava con le sue fiamme che fornivano un senso di sicurezza e di religiosità.
Il Pater Familias occupa una posizione preminente nella casa, egli presiede al culto del fuoco ed, in sua assenza può essere sostituito dalla moglie o  dai figli che devono custodire il fuoco sacro.
Per l' esercizio dei culti si usavano alcuni oggetti sacri :
- Il Piatto - Patera :      serviva a portare al focolare le vivande per nutrire il                                       fuoco sacro. Generalmente era in metallo prezioso;
- La Saliera - Salinum: serviva per contenere il sale per gli esorcismi era
                                     era considerato un elemento di conservazione della
                                     casa stessa;
- L' Acerra -Thribulum
     Acerra  Thuraria     vi si conservava l' incenso per profumare l' altare;
- L' Orciolo -
  Praefericulum            veniva adoperato per fare le libagioni sull' altare;
- L' Aspersorio             costruito con crine innestato in un manico e serviva
  Aspergiculum             per le lustrazioni. Molto spesso era sostituito da un
                                     ramoscello d' ulivo.
I riti principali compresi nwel culto privatoerano :
- Il Matrimonio             ( di questi ed altri riti ne parleremo in seguito, per ora,  
- I  Funerali                     anche per non dilungarci troppo, ci dedicheremo alla
- L' oltretomba                religione ed ai suoi aspetti principali trattando delle
                                        principali divinità dell' antica religione Romana ).
Le principali divinità del culto domestico, spiriti campestrie familiari, erano i Lari, protettori del raccolto nei campi e dei contadini, in seguito essi divennero anche protettori delle famiglie, della loro prosperità e salute, guardiani dei loro beni e delle loro fortune.
I Lari agiscono all' esterno, a differenza del Genius ( anche se hanno più o meno gli stessi poteri ), che agisce come una forza all' interno dell' individuo      ( Capo Famiglia ), i Lari proteggono l' intera famiglia e non il singolo individuo, come il Genius.
Mentre per proteggere i campi, i Lari agiscono in coppie, le loro cappelle sono generalmente situate sui confini fra due proprietà oppure nei crocevia Lares campitales, nelle case delle famigliewagisce un solo Lare.
La Letteratura Romana ci fornisce svariate testimonianze sui Lares:
Tibullo ci narra che essi erano scolpiti su di un ceppo d' alberoe mostravano diverse somiglianze con il dio dei boschi Silvano.
Nel "Canto dei Fratelli Arvali", i Lares vengono invocati assieme al dio Marte, citando un' espressione arcaica ripresa da Tertulliano :
" Enos Lases iuvate;
   neve lue rue Marmar sins incurrere in pleores
   Satur fu, fero Mars, limen sali, sta berber Semunis alternei
   advocapit  conctos enos Marmor invitto
   triumpe, triumpe, triumpe, triumpe, triumpe. "
O Lari aiutateci;
non permettere o Marte che la morte e la rovina piombino sul popolo
Sii sazio, fiero Marte, salta sulla soglia, fermati o barbaro, egli evocherà alternativamente tutti i Semoni
O Marte aiutaci
trionfa, trionfa, trionfa, trionfa, triomnfa.
Anche Orazio, nelle sue " Satire " ce li descriuve come divinità di campagna.
Si suppone che la genitrice dei Lari fosse la dea Dia, successivamente identificata con la dea Acca Larentia, il loro culto risale alla fondazione di Roma.
I Penati sono protettorti delle dispense, essi appaiono sempre in coppia, uno presiedeal nutrimento solido, l' altro a quello liquido.
Il culto dei Penati, è lo stesso che si presta ai Lari, ad ogni pasto, viene offerta loro un' offerta di sale e di farro.

Il Genius - Gignet el Gignet solet - è l' essenza creatrice o vis generandi dell' uomo, si festeggia il giorno del compleanno del Pater Familias.
I Mani, in origine4 designavano i defunti in generale, questi spiriti benefici, rappresentavano le anime che continuavano a vivere nelle case.
Le Lemures - Larvae erano spiriti malvagi che tornavano nel mondo dei vivi in giorni determinati a tormentare gli uomini, ma anche gli animali  con immagini ed incubi terrificanti.
Le Larvae erano spiriti malvagi di assassini o di persone morte in modo violento-
Nell' epoca imperiale, Larvae furono chiamate nel linguaggio teatrale, le maschere che si contorcevano sulle scene ad imitare dolori violenti.

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