martedì 14 gennaio 2014

ALLA RICERCA DEI NOSTRI PADRI - MESSAPI 3

Nei secoli che seguiranno dal 1.000 a.c. in poi la vita dei Messapi continua a scorrere piuttosto tranquillamente, i commerci con i paesi balcanici sono improntati su interscambi proficui per tutti, nuovi villaggi sorgono nelle zone interne del Salento, Vaste, muro Leccese, Manduria, Cavallino sono solo alcuni dei villaggi che sorgono in quei periodi.
Dai Balcani arrivarono anche nuove genti che si stabilivano nei paesi messapici mischiandosi alla popolazione residente oppure creando nuovi insediamenti, nacquero anche paesi come Gallipoli, Taras, Metaponto ed anche centri di quella che oggi conosciamo come la  Grecìa Salentina, paesi dove ancor  oggi qualcuno parla ancora il grico ( una sorta di dialetto di chiara provenienza greco-classica ) Calimera, Martano, Melpignano  ed altri.
L' invenzione della scrittura, ad opera dei Fenici, che fu presto adottata dai Greci, portò anche i Messapi, che erano in continuo e3 costante rapporto con i mercanti Greci,ad adottare questo nuovo metodo di comunicazione, ciò avvenne con largo anticipo rispetto alle altre popolazioni Italiche, basti pensare che gli Iapigi Peucezi e Dauni, cominciarono ad usarla circa due secoli dopo, intorno al 700 a.c. e poi, via via gli altri popoli Italici.All' alfabeto greco, però i Messapi aggiunsero anche alcuni segni appartenenti alla cultura messapica.
I Greci, che avevano stabilito le proprie colonie nella parte ionica del Salento, intanto acquisivano sempre maggiori territori, costringendo gli Iapigi ad arretrare verso l' interno trovando rifugio nei villaggi che avevano fondato coloro che erano stati cacciati dalle loro case prima di loro, Manduria, Oria, Grottaglie, Brindisi, furono alcune delle città che offrirono loro asilo e che comunque si vedevano sempre più minacciate dall' ingerenza dei greci.
Lungo il litorale adriatico, la situazione però era molto più tranquilla, non vi furono insediamenti greci, data anche la vicinanza con la Polis più vicina che era Kerkyra ( Corfù ) e che osservava ancora ottimi rapporti commerciali con i Messapi, mentre lungo la costa ionica si insediavano Spartani ed Ateniesi.
A causa di queste tensioni, i Messapi, che fino ad allora avevano vissuto in villaggi aperti senza alcuna forma di protezione, cominciarono a recintare e fortificare le proprie città, Otranto, Cavallino, Muro Leccese,Vaste ritennero necessario premunirsi contro possibili minacce esterne.
Intorno al V° sec. a.c. le città Messapiche si presentavano munite di mura di cinta alte circa 7 metri, con merlature per agevolarne le difese, le porte d'accesso alle città erano arretrate rispetto alle  mura per scoraggiare gli invasori, che per poterci entrare avrebbero dovuto entrare in spazi angusti offrendo la possibilità ai difensori di attaccarli dall' alto.
Architetti greci, erano stati inviati da Metaponto per progettare e curare la costruzione di queste fortificazioni; in cambio di ciò, dal salento partivano per la città lucana, ricchi carichi di quella che era la più apprezzata risorsa delle terre salentine, e che ancor oggi consente ai nostri artigiani di esprimere la loro versatilità, una pietra calcarea denominata Pietra Leccese ( leccisu ), molto malleabile ottima per essere lavorata e scolpita in vere e proprie opere d' arte, chiunque visita il salento, non può non ammirare quelle opere che fanno bella mostra di se all' interno e nelle vetrine degli artigiani locali.
Gli iapigi non avevano un vero e proprio culto dei morti, essi usavano bruciare i corpi dei defunti e spargerne le ceneri ( come segno di possesso della terra sul corpo che così ritornava alla madre terra ), di ciò ci dà testimonianza Giustino, nei suoi Epitaffi egli infatti ci narra il mito di Falanto; Falanto, condottiero spartano, dopo aver occupato la città di Taranto e cacciato via i suoi vecchi abitanti, che avevano trovato ospitalità  a Brindisi, fu cacciato , a sua volta, dai suoi stessi concittadini a causa di una rivolta ed anch' egli trovò rifugio a Brindisi. Giunto in punto di morte, chiese ai suoi ospitanti che, dopo averne bruciato il corpo, le sue ceneri  fossero segretamente sparse nella piazza dell' Assemblea di Taranto; infatti fin' ora non è stata trovata alcuna necropoli  qantecede3nte il V° sec. a.c., presenze di aree di sepoltura sono invece presenti all' interno delle città fortificate a partire dal 500 a.c. in poi.


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