venerdì 17 gennaio 2014

LA NOTTE DEI FUOCHI

Il viandante che fino agli anni '50 del secolo appena passato, si avventurava nei paesi del Salento, restava sbalordito davanti ad un particoolare che, unico nel suo genere, caratterizzava il popolo Salentino, sugli usci delle porte, quando essi non fossero aperti,faceva bella mostra di se la chiave nella toppa delle serrature; oggi quest' usanza non esiste più, forse solo in alcuni vicoli di qualche paesino dove tutti conoscono tutti e solo in case molto povere abitate per lo più da vecchi pensionati.
Questa vecchia usanza mi è tornata alla mente giorni fa, quando scrivevo, a proposito dei Messapi, che i loro villaggi arcaici, erano sprovvisti di recinzioni o fortificazioni atte a proteggerli da invasioni esterne, nella loro tranquillità essi, almeno finchè non sorsero i primi problemi con i greci, apevano di non aver nulla da temere dai villaggi vicini.
Affrontiamo ora l' argomento che mi sono proposto di trattare oggi e che ha attinenza con la ricorrenza del santo cattolico Antonio abate; per entrare in argomento, è bene ricordare che nelle capanne dei Messapi ed in genere di tutti i popoli antichi, ardesse al centro delle capanne, il focolare, attorno a quel fuoco, sacro, si riuniva la sera tutto il nucleo familiare che non era solo la famiglia che risiedeva nella capanna, ma anche altri familiari che abitavano nelle vicinanze e che condividevano affetti ed interessi.
Era questo un momento di aggregazione che aumentava la coesione dei membri della famiglia che, così riuniti, potevano discutere davanti a tutti gli altri di problemi di qualunque tipo si potessero presentare e si facevano programmi per il lavoro da svolgere il giorno successivo, si narravano fiabe e miti che i bambini ascoltavano e che avrebbero sognato, il capo famiglia dava le direttive su ciò che doveva esser fatto e poi si andava a letto, stanchi ma soddisfatti della giornata trascorsa.
Trascorsi alcuni secoli, ritroviamo il Focolare ed il fuoco sacro presso i Romani, quest' usanza non si era mai interrotta anzi era continuata radicandosi sempre più nelle varie culture.
Quando ero bambino, nelle notti d' inverno, mia nonna rimasta vedova, ricordo, viveva con noi e la sera, aspettando il ritorno dei nostri genitori, ci riunivamo attorno ad un braciere nel quale ella aveva messo della brace presa da una cucina a legna che usava per cucinare, era una cucina tutta ricoperta di piastrelle bianche e sul piano c' erano incassate le pentole sotto cui si accendeva il fuoco con la legna; la nonna ci raccontava aneddoti, storie, quasi tutte a sfondo religioso, fiabe che noi bambini ascoltavamo attenti anche perchè ci parlavano di mondi meravigliosi dei quali sognavamo di vedere e vivere.
Al rientro dei genitori, si cenava, si parlava dei compiti che avevamo svolto nel pomeriggio e poi si andava a letto.
Quel fuoco aggregante, oggi non esiste più il calore che esso emanava è stato sostituito dai termosifoni, le case sono più calde ma anche più fredde.
Il fuoco, quel Fuoco; che ha resistito per millenni, arde ancora nei camini, ma ha perso il suo valore.
Il fuoco nei simbolismi, sembra avere una vita propria, come abbiamo visto può avere valore aggregante, ma può anche corrodere e distruggere, se una vergine vestale, nell' antica Roma, avesse fatto spegnerew il fuoco sacro di Vesta, sarebbe stata sepolta viva.
Il fuoco poteva scendere dal cielo, fulmini o fiammelle come nella pentecoste cristiana, oppure salire dal fondo degli inferi, lava, il suo significato mutava.
Nel Messico precolombiano, a cxapodanno si rinnovava il fuoco sacro che gli Aztechi offrivano al dio del sole Huitzilopochtli assieme all' acqua.
Nella religione dei Parsi ( Zoroastro ) il fuoco è sacro
Gli Assiri gli dedicavano delle preghiere, in quanto pensavano che esso scacciasse le avversità:
" cuoci, cuoci, brucia, brucia!
Il male non potrà entrare qui!
Va via malvagio!
Io ti incateno, ti lego e ti consegno a Gila che ti divor e ti brucia,che elimina le incantatrici.
Come questa pelle di capra, consumati alla fiamma del fuoco dei credenti".
Nella religione Indu. il 15 del mese successivo al capodanno, si accendono i falò
E' il simbolo divino essenziale del Mazdeismo.
Nell' Induismo, il Budda sostituisce il fuoco interiore.
Nelle tradizioni Celtiche i falò vengono accesi con l' arrivo della bella stagione, il 1° maggio.
Per i Bambara, popolo sudanese del Mali esso rappresenta la saggezza umana.
Come abbiamo potuto vedere in tutte le religioni, delle quali ne ho tralasciato una gran parte, ed in tutte le culture, e presente il culto del fuoco e dell' accensione dei falò, pertanto neppure la religione cattolica poteva esimersi, visti i precedenti narrati, dall' ereditare tale culto, ho parlato della pentecoste, ma ieri era il 16° giorno dopo il Capodanno e pertanto l' usanza deve essere rispettata, sia che vogliamo chiamarla  culto fel fuoco oppure sant' Antonio abate il cui rapporto con il fuoco sembra fosse dovuto al fatto che il suo mito dice che andasse nell' inferno a perorare la causa di alcune anime.
Il famoso " Fuoco di sant' Antonio ", nulla ha a che vedere con il fuoco in quanto si tratta di un Herpes causato dalla segale cornuta, nociva per l' uomo.

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