martedì 10 febbraio 2015

PROVERBI E DINTORNI - il morso della taranta

AL TEMPO DE LI DEI FALSI E BUGIARDI
Quando Dante Alighieri scrisse questo verso, sicuramente non immaginava di scrivere una frase che sarebbe stato più opportuno dedicare alla sua religione, che sulla bugia e sulla menzogna basa le proprie fondamenta.
Non me ne vogliano gli amici cattolici per questa mia affermazione, ampiamente provata sia in sede storica che dottrinale, ma anche da ciò che sto per scrivere, che è un' ulteriore dimostrazione di quanto sopra.
IL RAGNO LUPO
La tradizione cattolica vuole che san Paolo, nel suo viaggio dalla terra santa verso Roma, giungesse a Galatina, nel Salento e qui facesse dono della possibilità di guarire i tarantati alle donne di quella famiglia che lo aveva ospitato in quella città.
Successivamente si cercò senza riuscirci di trasferire questa credenza da san Paolo a San Pietro, pochè diveniva piuttosto complesso dimostrare che nel suo viaggio Paolo avrebbe dovuto fare un giro alquanto vizioso per poter giungere da Malta, isola dove effettivamente è dimostrato sia passato, per approdare poi in Sicilia per recarsi a Roma, e successivamente, attraversando la Sicilia, Calabria, Basilicata, ed il Salento, avrebbe poi dovuto dirigersi verso l' Urbe, tenendo anche conto che la situazione logistica che consentiva gli spostamenti da un luogo ad un altro, non era certo agevole come ai nostri giorni; occorrevano giorni interi per poter percorrere poche decine di chilometri al dì, figuriamoci quel migliaio e passa di chilometri occorrenti per un itinerario come quello che sarebbe servito all' apostolo per poter giungere nel Salento, con un lungo giro vizioso.
Dobbiamo perciò supporre che sia le sorelle Farina, sia la storia dell' acqua del pozzo di san Paolo, che in realtà non era sorgiva, come si mormorava, ma trattavasi solo di una cisterna di raccolta di acque pluviali e della sua miracolosità, sono solo storielle raccontate per trasformare delle usanze pagane in religiose cattoliche col solo scopo di soppiantare usanze preesistenti legate ai culti precristiani, difficili da estirpare nella credenza popolare.
Poichè queste festività erano legate al culto di divinità religiose pagane ed erano occasione di festeggiamenti orgiastici sfrenati con licenza di abusi   che tanto piacevano al popolo, la chiesa cattolica, per poter porre un freno a tutte le immoralità che venivano perpetrate  in queste ricorrenze, stupri, sodomizzazioni erano il meno che potesse capitare a fanciulli, donne che si avventuravano da soli per le strade in quei giorni, perciò tendeva a trasformare quelle feste in cattoliche.
Ma questa non era l' unica ragione per cui occorreva trasformare la natura di quelle feste, vi era anche la necessità di soppiantare nella memoria popolare al culto pagano quello cristiano, per cui la maggior parte di quegli abusi vennero a lungo tollerati anche nelle credenze cristiane, lo scopo era sempre quello di non creare   malcontento nel popolo.
TARANTOLA FEMMINA CON I FIGLI
ATTACCATI SUL DORSO
In altri luoghi, come narra Goffredo di Malaterra, in vece dell' intervento paolino abbiamo un intervento della vergine Maria che consiglia l' uso del fuoco per scacciare le tarantole, in questo caso però, la tarantola non crea una situazione, per uscire dalla quale necessita il ballo risanatore, ma crea una situazione di malessere che scombussola gli intestini e provoca un' inarrestabile aerofagia flautolenta, con pericolo di vita.
Plinio ( I° sec. a.c. ) descrive la tarantola come un ragno alieno all' Italia meridionale, ma di sicura origine ellenistica, come sembrerebbero dimostrarci le raffigurazioni di vasi che mostrano il satiro Dioniso e la Menade e dove, quest' ultima suona il tamburello  mentre Dioniso muove passi della pizzica.
Mentre Mercuriale asserisce al contrario che il tarantismo sia endemico della Puglia.
Anche Nicandro ( II° sec. a.c. ), infine ci racconta nelle Metamorfosi, alcune leggende legate al salento ed al tarantismo in chiave magica.

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