venerdì 2 agosto 2013

LA TARANTA DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI 3

Alla luce di ciò che scrivevo ieri, riportando quanto scritto nel libro di De Simone " La vita nella terra d' Otranto", pubblicato a puntate nei primi anni del '900 e raccolto in unico volume solo nel 2006, prende corpo una teoria che coinvolge le tarantate, abbiamo visto che generalmente esse siano ragazze che hanno ormai superato l' adolescenza e siano entrate nella pubertà un periodo quindi di grandi cambiamenti e di nuove scoperte e necessità che, in ambienti retrivi e retrogradi come lo erano quelli del mondo contadino di qualche secolo fa, dovevano essere represse e non rivelate.
Molto spesso infatti, costoro non erano inizialmente credute se non dopo aver accertato che effettivamente la musicoterapia aveva degli effetti positivi su di esse e quindi avvalorata l' ipotesi del morso del ragno.
Il medico del Fusinate che aveva previsto per loro quale cura "Piero, il parroco e l' anellino d' oro",
basava la sua teoria proprio sul fatto che l' assenza di una sana attività sessuale portasse il loro organismo a reazioni incontrollate , un po' come avviene per l' acne juvenilis.
Nella seconda parte di questo libro, il De Simone tratta di altri fatti fantastici frutto dell' immaginario collettivo non solo salentino, i folletti; il più attivo e conosciuto di questi, è, per noi salentini, senza dubbio "lu Laurieddhu", questo folletto, benefico ed al contempo dispettoso, ama saltare o stendersi sul petto dei dormienti, causando in essi un senso di oppressione e pesantezza, essi amano anche intrecciare le code e le criniere dei cavalli, rendendole praticamente inestricabili, a volte tolgono la paglia da alcuni animali per darla ad altri creando così deperimenti od obesità.
Un aneddoto, che sicuramente molti miei conterranei conoscono è narrato in un libro di Pietro Pellizzari, questa fa parte dei ricordi d' infanzia di molti di noi, in quanto ce la raccontavano le nostre nonne per farci coricare buoni e tranquilli senza far capricci, essa narra di una famiglia che stanca di avere in casa "lu laurieddhu" decise di traslocare, dopo aver portato via i mobili, ci si accorse di aver dimenticato la paletta per togliere dal camino la cenere, a quel punto videro arrivare di corsa e tutto trafelato il folletto che disse di non preoccuparsi in quanto ciò che avevano dimenticato, lo avrebbe portato lui. Questi esseri infatti non sono altro che i problemi della quotidianità evidenziati in modo fantastico e sempre gli "scherzi" che si diceva combinassero erano solo scherzi fatti da amici buontemponi  in vena di giocare. Si narra anche che questi folletti fossero in grado di svelare ai loro amici, se costretti, dove trovare tesori nascosti, le famose " acchiature".
Per tornare ora all' argomento taranta, c'è un tema del quale non ho ancora fatto cenno, così come lo sputo medicinale, esisteva anche un' altra forma di sputo, quello venefico che serviva ad ammazzare gli animali velenosi, secondo alcune credenze infatti, con la morte dell' animale che aveva morso una persona, cessava anche l' effetto del suo veleno, ci riporta il Vallone che Aristotele (aridaje il greco) ci comunica che lo sputo umano e avversativo (letale o intorpidente)dell' animale venefico.
Inoltre anche Nicandro (II sec. a.c.) ci dice che serpenti e falangi (ragni affini alle tarantole), " sono spesso atterriti dall' odore dell' umana saliva", ciò viene anche confermato in Plinio e Varrone.
Questa credenza, ha un suo seguito, assieme allo sputo medicinale, fino al medio evo, quando il tarantismo inizia ad essere associato al cattolicesimo ed al culto di Pietro.


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