lunedì 11 gennaio 2016

L' EROTISMO FRA ARTE E POESIA


Per raccontare la romanzesca vita di Tommaso Campanella, un frate Domenicano del '500, filosofo e teologo, ma anche poeta,
basta pensare a ciò che era la vita religiosa e politica di quel secolo.
Gian Domenico Campanella, al' età di 15 anni prese i voti per dovenire frate, unicamente per poter sfuggire ad una futura vita di privazioni e miseria, nel prendere i voti assunse il nome di Tommaso in onore di quel santo cui era devoto.
La sua fervida mente ed il suo attaccamento agli studi filosofici, fecero si che volesse sempre comprendere ciò che era argomento dei suoi studi.
Poichè le sue idee non combaciavano esattamente con la dottrina cattolica, questo gli valse ben 5 processi per eresia, dall' ultimo di questi, riuscì a salvarsi da una sicura condanna a morte, fingendosi pazzo.
Avrebbe dovuto affrontare un sesto processo se non fosse fuggito in Francia sotto la protezione di Luigi XIII e di Richelieu.
Morì a Parigi all' età di 71 anni.
Campanella, non amava molto i poeti che lui accusava di trattare argomenti pagani, ciò nonostante scrisse due sonetti intrisi di perverso erotismo.

SONETTO FATTO SOPRA UN PRESENTE DI PERE MANDATO ALL' AUTORE DALLA SUA DONNA,
LE QUALI ERANO TOCCHI DALLI DENTI DI QUELLA

Le stampe delle perle, donde il fiato
che mi dà vita, sue figure imprime,
nelle pere mandommi fresche e prime;
don fra gli amanti assai cupidi amato.

Grato odor, dolce umor v' era innestato,
che delle rose sue sparser le cime
d' Amor un mare e sue ricchezze opime;
don, qui gustando io diventai beato.

Quand' io m' aveggio, benchè tardo omai,
che solo amor può darci il sommo bene,
lo qual filosofando io non trovai,

se virtù di mutar fanciulla tiene
pere in ambrosia e i tristi in giorni gai,
cangiar vita e costume or mi conviene.

SONETTO FATTO DALL' AUTORE SOPRA UN BAGNO MANDATOLI DALLA SUA DONNA,
NEL QUALE S' ERA PRIMA LAVATA

La faccia di madonna che di dio
sola può dirsi immagin vera in terra,
e la man, provvidenza che non era,
bagnate in atto a me cortese e pio,

tolsi l' acqua, applicalla al corpo mio,
giò fracassato dopo tanta guerra
per gran tormento ch' ogni forte atterra,
del medesmo liquor bevendo anch' io.

Miracolo d' amor stupendo e raro!
Cessò la doglia, io diventai più forte,
le piaghe e le rotture si saldaro.

Sentendo in me le sue bellezze assorte,
le viscere, gioendo, trapassaro
in lei, mia dolce vita, dalla morte.


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