martedì 12 gennaio 2016

L'EROTISMO FRA ARTE E POESIA

Era frequente nei secoli passati, rimanere invischiati nei meandri delle lotte politiche, e. se non eri personaggio di grande potere o non godevi della protezione di qualche potente capitava anche di finire impiccato.
Questo fu infatti il destino di Nicolò Franco, poeta già collaboratore di Pietro Aretino che aveva fatto dell' ingiuria e della più calunniosa maldicenza in poesia e dell' oscenità la sua musa prediletta.
Generalmente tutti pensando all' eros lo abbiniamo al corpo femminile, il Franco, invece volle dare alla sua opera un orientamento al maschile.
Nella prefazione della Priapea, egli così si presenta :

" Qui non istorie, bei tappeti o arazzi
veder si ponno, nè cantar divino
che fra gli Orlandi furiosi e pazzi.
Non di Damasco, nè di panno fino
addobbati versetti, ma sol cazzi,
che terrerebben la foja all' Aretino ".

GRAN COSA È IL CAZZO

Gran cosa è il cazzo, se 'l vogliam guardare
che non ha piedi, ed entra ed esce fuore,
ch'è disarmato, ed ha così gran core
che non ha taglio e puote insanguinare

Gran cosa è poi, e gran miracol pare,
ch' è senza orecchi e sente ogni rumore,
che non ha naso e piacegli l' odore,
che non ha occhi e vede dove andare.

Gran cosa è ben da croniche e da annali,
che non ha mani e cerca di ferire,
che non ha gambe e vuole gli stivali.

Ma cosa più mirabile a sentire,
Ch' entrando in corpo a furie infernali,
e sano e salvo se ne sappia uscire.

VUOLE ALCUN, CHE 'L CAZZETTO.......

Vuole alcun, che il cazzetto piccino
piaccia alla donna, purchè sia saccente,
e sappia con destrezza e finamente
fregar la spazzatura del camino.

Dice altri, ch' ella 'l vuole cavallino,
e che in grossezza non gli manchi niente,
e sia terribilissimo e possente
più ch' oggi in Roma il cazzo d' Antonino.

E tal lingua che chiacchiera e cicala,
ch' ella non voglia se non è sì forte,
che faccia di due camere una sala.

Ma le son baje e ciance poco accorte
che o grossi o corti o lunghi come scala,
aman le donne cazzi d' ogni sorte.

CHE DEVO FAR ?

" Che devo far ? che mi consigli amore ? "
di premavera volano novelle.
Vaghi augelletti cantano alle stelle,
e cani e cagne sentono l' odore.

Le potte quasi scoppiano d' ardore
nè capir ponno i cazzi ne la pelle :
" e per boschi allegre fere e snelle "
tutte vanno per fottere a rumore.

Ond' i' pover mi macero in sospiri,
per la memoria di quel dì cagnazzo
" che fu principio a sì lunghi martiri ".

E per vederni privo di sollazzo,
do per questo orto mille passi e giri,
tanto ch' è forza ch' io mi meni il cazzo.

 

 


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